Soldi, ma anche soggiorni a Milano e escort la sera. Questo e altro avrebbe ricevuto dal clan dei Lampada Giancarlo Giusti, l’ex giudice del Tribunale di Palmi arrestato questa mattina nell’ambito di un’inchiesta della Dda milanese sulla ‘ndrangheta. Il magistrato, già sospeso dal Csm, è accusato di corruzione con l’aggravante di aver favorito l’associazione mafiosa. Secondo quanto riportato nell’ordine di custodia cautelare firmato dal gip di Milano Giuseppe Gennari, il giudice è stato tratto in arresto perché “come magistrato in servizio prima presso il Tribunale di Reggio Calabria e poi presso il Tribunale di Palmi, al fine di compiere e per avere compiuto atti contrari al dovere d’ufficio, in palese violazione dei principi di imparzialità, probità e indipendenza tipici della funzione giudiziaria, si metteva a disposizione di Giulio Lampada”. Dopo aver esaminato il diario telematico del giudice, il gip scrive inoltre che “il quadro complessivo che emerge è deprimente”. E spiega: “le pagine di diario riportate sono solo una quota parziale (e quelle mancanti non sono certo meglio). Ma tutte propongono gli stessi temi ricorrenti: ossessione per il sesso, per lo più a pagamento, esigenze economiche legate ad un tenore di vita sicuramente elevato, spasmodica ricerca di occasioni di guadagno parallele in operazioni immobiliari e di varia altra natura. Giusti appare come personaggio fragilissimo e, per costume di vita, esposto alla tentazione di condotte illecite. E quindi è comprensibile, dato gravissimo in termini di pericolosità sociale, aggiunge il gip- come egli ceda immediatamente ai richiami di Lampada che offre da subito donne pagate, divertimenti, affari conoscenze utili. Stupefacente è la rapidità con cui Giusti si unisce a Lampada. A fine settembre 2008 i due si conoscono, il 6-8 ottobre Giusti è già a Milano nelle braccia di prostitute (e quindi è già compromesso con Lampada)….Il tutto nel contesto di un rapporto personale assolutamente intimo, come attestato dalle numerose telefonate intercorse tra i due”. Secondo quanto emerge nell’ordinanza, Giusti sarebbe stato socio occulto di una società che faceva riferimento al clan Lampada e che ‘puntava’ all’acquisto di immobili del valore di circa 300 mila euro attraverso aste immobiliari, aste di cui si occupava proprio lo stesso giudice nel periodo in cui era assegnato presso la sezione esecuzioni immobiliari di Reggio Calabria. Nella società, però, il magistrato non avrebbe messo un centesimo e ora anche le spese di costituzione, come le cauzioni firmate per avere gli immobili, rientrano nel conteggio da 71.000 euro che gli inquirenti milanesi gli contestano. I Lampada, comunque, secondo quanto ricostruito, non sarebbero riusciti ad entrare in possesso di tutti gli immobili ‘desiderati’ per i quali avevano versato una cauzione da 27.000 euro. Non è la prima volta che Giusti si trova sul banco degli imputati. Nel 2005, quando era giudice delle esecuzioni immobiliari del tribunale di Reggio Calabria, fu indagato per l’assegnazione di un immobile a una società del suocero. Allora fu sottoposto a procedimento disciplinare da parte del Csm, ma fu assolto: un perito aveva testimoniato a suo favore sostenendo che Giusti non sapesse che la società apparteneva al suocero. In passato al teste chiave, l’architetto Fabio Pullano, il giudice aveva assegnato consulenze per 300mila euro.
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