Lo stabilisce l’art. 13 T.U. Spese di Giustizia (DPR 115/2002), come modificato dal D.L. 6 luglio 2011, n. 98, convertito dalla L. 15 luglio 2011, n. 111 “Comma 1-bis.
L’articolo in questione recita: Il contributo di cui al comma 1 è aumentato della metà per i giudizi di impugnazione (appelli) ed è raddoppiato per i processi innanzi alla Corte di Cassazione“.
Ad esempio il solo contributo unificato per un appello del valore di 29.000 euro costerà 225 euro in più passando dai precedenti 450 euro a 675 euro.
Per un ricorso in cassazione dello stesso valore il cittadino dovrà sborsare 450 euro in più, passando dai precedenti 450 a 900 euro.
E non dimentichiamo poi che per i ricorsi in Cassazione (dal 4 luglio 2009), oltre al contributo unificato, è prevista anche un’imposta fissa aggiuntiva di 168 euro.
Un’altra novità riguarda anche le domande riconvenzionali.
L’Art. 14 comma 3 del DPR 115/2002, dispone: “La parte di cui al comma 1 (v. sotto **), quando modifica la domanda o propone domanda riconvenzionale o formula chiamata in causa, cui consegue l’aumento del valore della causa, è tenuta a farne espressa dichiarazione e a procedere al contestuale pagamento integrativo.
Le altre parti, quando modificano la domanda o propongono domanda riconvenzionale o formulano chiamata in causa o svolgono intervento autonomo, sono tenute a farne espressa dichiarazione e a procedere al contestuale pagamento di un autonomo contributo unificato, determinato in base al valore della domanda proposta”.
(**) Comma 1: “La parte che per prima si costituisce in giudizio, che deposita il ricorso introduttivo, ovvero che, nei processi esecutivi di espropriazione forzata, fa istanza per l’assegnazione o la vendita dei beni pignorati, è tenuta al pagamento contestuale del contributo unificato.
Fonte Studio Andreani
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